Secondo l’autrice, che si presenta come “future maker” di professione, dovremmo prepararci al futuro prima di tutto coniugando singolarità tecnologica, cioè una affermazione radicale della tecnologia sulla specie umana, e trasumanesimo, ovvero la trasformazione dell’umano in una versione più intelligente e più performante.
Tesi dell’autrice è che singolarità e trasumanesimo sono profondamente legati, “la prima fornisce la base per mostrare la necessità della seconda.” (4)
Come sarà dunque il 2050? Innanzi tutto ci saranno 10 miliardi di abitanti sulla Terra, con uno sviluppo particolare in Africa. Non tutti gli abitanti saranno propriamente umani. Ci saranno:
- cyborg: umani ai quali si innesta un elemento tecnologico, processo già iniziato: smartphone, smartwatch, google glasses, pacemaker, arti artificiali, cuori artificiali, valvole, chip sottopelle, impianti medicali per somministrare farmaci o controllo glicemia…
- Mutanti: esseri con DNA modificato;
- umani evoluti: per effetto della selezione naturale, meno pelosi, più alti, cervello con lobo frontale sviluppato, organi riproduttivi meno sviluppati…
- Robot umanoidi: in un probabile rapporto 1 a 1.
Nel 2050 il 68 % della popolazione vivrà nei centri abitati (nel 1950 solo il 30 % viveva nei centri abitati.) Oggi siamo intorno al 55 %. Avremo:
- Megacity : città con più di 10 milioni di abitanti.
- Smart city: città pianificate sulla base di infrastrutture di nuova concezione, sostenibili, funzionali, guidate da algoritmi.
- Colonizzazioni spaziali: Luna (come Hub), Marte (es. progetto Space X di Elon Musk).
Le nazioni saranno guidate secondo un nuovo sistema di governo basato su internet, algoritmi per misurare la reputazione on line, voto a distanza, ecc. Avremo molte forme diverse di democrazia: la democrazia open source: partecipazione virtuale dei cittadini alle decisioni; la democrazia per influenza: delegare qualcuno a votare per te; le pratiche di social credit: distinzione dei cittadini in base a un rating legato a elementi come solvibilità passata, abitudini di acquisto, commenti sui social, ecc. E ancora si possono ipotizzare governi basati sulle intelligenze artificiali.
Nel 2050 l’idea di Stato Nazionale sarà diventata obsoleta: avremo stati a prescindere dai confini territoriali: panarchia.
Nel 2050 il denaro contante sarà solo un ricordo. Liberi dal vincolo della convertibilità, a dominare sarà la moneta virtuale su base blockchain.
Nel 2050 ci saranno nuovi lavori soprattutto nei settori dell’ecologia, delle neuro tecnologie, dell’intrattenimento, della sicurezza, della data science, dell’architettura dei sistemi complessi.
Nel 2050 l’elemento centrale della vita di tutti sarà la formazione. I cambiamenti nel mondo del lavoro imporranno processi di formazione continua. Decisive diverranno le competenze trasversali (creatività, flessibilità, resilienza, spirito critico, empatia, capacità lavorare in gruppo e di prender decisioni).
Nel 2050 la scienza avrà il pieno controllo della riproduzione umana. La ricerca genetica, le scoperte sul DNA, l’editing genetico, gli studi sulle cellule staminali avranno completamente stravolto il mondo medico.
Il clima del 2050 sarà di 2 gradi più caldo. Il livello del mare si sarà alzato di 30 centimetri. La desertificazione, l’ipersfruttamento del suolo e la perdita di biodiversità avranno trasformato la faccia di molte aree del pianeta, provocando carestie e scarsità di prodotti alimentari, e di conseguenza anche disordini sociali.
Tuttavia ci saranno nuove specie animali (le chimere, mescolanze genetiche di varie specie). Si lavorerà alla produzione artificiale di carne. Saremo di fronte a una nuova rivoluzione agricola. Si ricaverà cibo dagli insetti. Sulle nostre tavole ci saranno uova sintetiche, prodotti da modifiche ogm, latte e formaggi vegetali, piante edibili, alghe, carne coltivata in vitro.
Nel 2050 ci saranno abiti intelligenti, tessuti da fibre vegetali, che interagiscono con chi li indossa e con l’ambiente, garantendo temperature costanti e monitorando i parametri vitali.
L’autrice conclude questo divertente elenco di cambiamenti, non si comprende mai bene se auspicati o temuti, affermando che nessuno di noi può prevedere il futuro, ma certo possiamo costruire dei modelli sui quali esercitarci a pensare al domani.
Perché se il politico ha un orizzonte massimo di 5 anni, e il manager ha un orizzonte di 9 mesi, noi cittadini del mondo presente e futuro, dobbiamo saper gettare lo sguardo molto più in là. Evitando la dicotomia secca tra l’utopia (sostenuto dai protagonisti del progresso tecnologico) e la distopia (presentata da film e letteratura). L’unica alternativa a questa dicotomia è lo spirito critico.
Il libro di Cristina Pozzi vorrebbe essere un esempio di questo pensiero critico, ma in realtà si pone a metà strada tra libro dei sogni e ingenuo elenco di potenzialità certamente reali, ma solo a condizione di cancellare senza pietà tutta la complessità del nostro mondo, le disuguaglianze, i dislivelli economici e sociali,le ingiustizie e le sofferenze di quella parte del mondo che vive ancor in condizione di subalternità. La maggior parte di queste ipotesi per il futuro, infatti, riguarda il mondo ricco, cioè una minoranza che pensa davvero di poter godere di tutti i privilegi e di non dover mai pagarne il prezzo
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