Peter Frase è giornalista ed Editor della rivista Jacobin.
In questo testo sostiene che i due grandi motivi di ansia per il futuro sono: la crisi ambientale, e l’automazione che toglie posti di lavoro (una ricerca negli Usa stabilisce che il 47 % dei posti di lavoro sono suscettibili di computerizzazione o robotizzazione).
Del capitalismo e dell’umanità. A partire da essi e da 4 assi : gerarchia VS uguaglianza, scarsità VS abbondanza, l’Autore propone 4 possibili scenari futuri: due versioni del socialismo e due versioni della barbarie ipercapitalistica. Sono futuri “possibili”.
1. COMUNISMO: le macchine hanno sostituito l’uomo nel lavoro (cfr. Piano Meccanico di Vonnegut), ciò realizza il regno della libertà, cioè in termini marxisti la liberazione dal regno della necessità. Reddito universale a tutti. Però c’è pericolo della scarsità.
2. RENDITISMO: chi controlla le macchine è una piccola élite. Chi controlla copyright e brevetti è la nuova classe dirigente. Ottengono una rendita.
3 SOCIALISMO: senza i limiti della scarsità e della devastazione ecologica dell’ipotesi comunista.
4. STERMINISMO: comunismo per pochi fortunati (modello Elysium) a fronte di una scarsità globale. L’automazione ha reso superflue le masse di lavoratori che protestano => società di sorveglianza, repressione, incarcerazione.
Conclusione: “Spetta a noi costruire un potere collettivo in grado di lottare per i futuri che vogliamo.” (134)
Il testo di Frase, sempre indeciso tra il saggio e il semplice articolo di giornale, appare superficiale e spesso confuso. In nessun punto si capisce chi dovrebbe decidere, tra le varie alternative, e in che modo. Manca il come e mancano i soggetti. Il noi dell’esortazione è indefinito e incerto (forse i lettori di Jacobin?). Quasi che il futuro sia semplice effetto di un Destino alla fin fine imperscrutabile. Le frasi finali appaiono in questo senso niente più che un esercizio di retorica.
Commenti
Posta un commento